Monopattini elettrici: cosa ci aspetta se non affrontiamo il tema in modo organico?

E’ di ieri, 12 giugno 2020, la notizia del primo sinistro mortale che ha coinvolto un monopattino elettrico condotto da un sessantenne.

Come sempre il grave incidente fa subito notizia, ma la decisione di rendere utilizzabili su strada i monopattini elettrici è passata come una cosa normale.

A ben vedere, però, i sinistri stradali che hanno interessato questa particolare tipologia di veicoli sono maggiori anche se, fortunatamente, con esiti meno nefasti. Purtroppo, come spesso accade, solo a seguito di una grave conseguenza ci si interroga in modo più approfondito.

Come associazione, comprendendo la delicatezza del tema e cercando di stigmatizzare i problemi legati all’utilizzo di un “nuovo mezzo di trasporto”, nel corso del nostro ultimo convegno di Febbraio, abbiamo affrontato il tema grazie all’intervento proposto dal Dott. Antonio Pietrini che ha portato all’attenzione le nuove categorie di veicoli tra i quali proprio il monopattino elettrico.

Come associazione non possiamo rimanere a guardare ciò che accade registrandone solo gli effetti, ma dobbiamo con forza rivendicare l’importanza del ruolo che possiamo e dobbiamo avere a fronte delle conoscenze che quotidianamente acquisiamo nello studio dei sinistri stradali.

Sul punto specifico tutti noi, anche quelli che non erano presenti all’assemblea di Febbraio, si sono sicuramente interrogati sul problema legato alla compresenza dei così detti “utenti deboli” sulla sede stradale e del conseguente problema in termini di sicurezza ; per noi, la mobilità non può prescindere da un ragionamento articolato e ampio sul fattore sicurezza e sul quale debba essere il livello di rischio che si vuole accettare, quali possano essere i fattori mitiganti. Il primo tra questi è l’educazione che non deve però essere intesa come mera informazione, ma come formazione vera e propria.

Per noi ricostruttori l’introduzione, o meglio, la spinta alla diffusione di queste nuove categorie di veicoli ci impone di guardare anche in questa direzione.

Sotto il profilo tecnico, ad esempio, dobbiamo apprendere come poter svolgere tutti gli accertamenti necessari a verificare la conformità del veicolo; giusto qualche giorno fa, sull’edizione on-line della testata “quattroruote”, era presente un’inchiesta che evidenziava come alcuni dei negozi che vendono biciclette elettriche si dichiarino disposti a “modificarle”.

Per quanto attiene la tecnica ricostruttiva, l’introduzione di questi nuovi tipi di veicoli impone di doverne studiare il comportamento; se per le biciclette, siano essere “elettriche” o a “pedalata assistita” non dovrebbero esserci ostacoli insormontabili, problematiche maggiori potrebbero emergere nel dover considerare il moto di hoverboard, segway e monowheel dove l’inerzia viene condizionata dalla presenza di una serie di giroscopi e relativi attuatori elettrici.

Sul punto l’associazione risulta comunque essere stata lungimirante, giacché lo scorso anno  ha attribuito una borsa di studio all’Università di Firenze che ha svolto una ricerca sullo “studio del comportamento dei ciclisti con l’utilizzo di biciclette a pedalata assistita” (atti convegno ASAIS – EVU ITALIA, Roma 15/02/2020).

In ambito europeo vi è da citare un paper  presentato allo scorso convengo EVU di Barcellona, nel quale si andava a studiare l’effetto sui pedoni degli impatti provocati da questi veicoli (Are personal electric mobility devices safe per pedestrian? – Atti EVU Barcellona 2019).

Sotto il profilo dell’interpretazione, da un punto di vista giuridico-processuale, il fatto che questa tipologia di veicoli si muova nell’ambito della sede stradale con modalità differenti da quelle considerate di consueto, ci porterà a dover ulteriormente approfondire le tematiche attinenti il nesso di causa.

 

Luigi Cipriani Presidente ASAIS – EVU Italia

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